lunedì 3 novembre 2008
Usa 2008: Obama!
Secondo la mia previsione sono 291 electoral-votes per Obama (di cui 243 sicuri e 48 probabili), 174 per McCain (142 sicuri e 32 probabili), più 73 toss-up - cioè incerti. Ricordo a tutti che per vincere sono necessari 270 delegati sul totale di 538.
Ecco la mappa dettagliata:
Ah, dimenticavo, senza toss-up la mia previsione è Obama 338 e McCain 200 (di quelli indecisi Ohio e Florida a Obama, mentre Missouri e North Carolina a McCain).
venerdì 19 settembre 2008
Razzismi d'Italia
Sempre qualche giorno fa, il 14 settembre, alla tradizionale Festa dei Popoli Padani, Giancarlo Gentilini, vice-sindaco di Treviso, della Lega Nord, ha fatto un comizio - potete vederlo qui - in cui, tra l'altro, dice: "Io voglio la rivoluzione contro gli extracomunitari clandestini. Voglio la pulizia dalle strade di tutte queste etnie che distruggono il nostro paese. Voglio la rivoluzione nei confronti di nomadi, dei zingari: ho distrutto due campi di nomadi e di zingari a Treviso, non ci sono zingari! Voglio eliminare tutti i bambini dei zingari che vanno a rubare dagli anziani".
Tralasciando gli errori grammaticali - Gentilini dice più volte "dei zingari" al posto di "degli zingari" - ci troviamo di fronte a parole, come quelle sopra del sindaco di Lampedusa, di una gravità assoluta. Parole grondanti di razzismo, ad alimentare il clima di odio verso il diverso, ormai a livelli altissimi nel nostro paese. Ed è dovere di tutti contrastare questo clima.
P.S.: Se volete sapere a chi si ispira Gentilini nella sua azione politica, basta vedere questo breve video: "Mah, io ho cercato di trasmettere quei ideali che io ho sempre avuto dai tempi della mia gioventù, che la mia gioventù era sotto il regime fascista e quindi ci hanno inculcato qual era l'ordine, la disciplina e il rispetto delle leggi".
martedì 16 settembre 2008
Rifiuti e Alitalia: due miracoli fittizi
Come per la vicenda di Alitalia, anche sull'emergenza rifiuti di Napoli e dintorni Berlusconi ha pubblicamente annunciato di aver compiuto un miracolo, inesistente però nei fatti: i rifiuti sono stati tolti soltanto dalle strade principali di Napoli, compiendo un'operazione di facciata ma lasciando irrisolto il vero problema. Un po' come spazzare la polvere e nasconderla sotto il tappeto.
Lo scandalo non è tanto il non avere ancora risolto l'emergenza, ma piuttosto, con il complice contributo dei maggiori telegiornali, avere fatto credere il contrario a milioni di italiani. Gli abitanti di Napoli però non vogliono stare zitti: di video simili ce ne sono su YouTube tanti altri, come questo o questo.
sabato 13 settembre 2008
E bravo Fini!
"Non si può equiparare chi stava da una parte e combatteva per una causa giusta di uguaglianza e libertà e chi, fatta salva la buonafede, stava dalla parte sbagliata." (...) "Chi è democratico, cioè si riconosce nei valori della libertà, dell'uguaglianza e della giustizia sociale, è antifascista." (...) "Quando ci si confronta con la storia serve la consapevolezza che un periodo storico va giudicato nel suo complesso, e il giudizio complessivo da parte della destra del periodo del fascismo storico, dal 1922 al 1945, deve essere negativo, in ragione della limitazione e poi della soppressione della libertà. Non possiamo prescindere dai dati storici, il passato non lo possiamo né ignorare, né mistificare."
Quindi complimenti a Fini per quanto detto oggi, anche se purtroppo c'è ancora chi - come Alemanno e La Russa - non la pensa così.
domenica 7 settembre 2008
Alemanno riabilita il fascismo: non fu male assoluto
Per lei il fascismo fu il male assoluto?, chiede il giornalista. Risponde Alemanno: Non lo penso e non l'ho mai pensato: il fascismo fu un fenomeno più complesso. Molte persone vi aderirono in buona fede e non mi sento di etichettarle con quella definizione. Il male assoluto sono le leggi razziali volute dal fascismo e che ne determinarono la fine politica e culturale.
D'altronde, come si può definire il fascismo "male assoluto", quando semplicemente iniziò col prendere a bastonate i politici rivali, poi prese il potere con la forza, con la violenza, e con omicidi, instaurò la dittatura, soppresse ogni libertà democratica, e trascinò l'Italia in una disastrosa guerra, oltre all'aver emanato le sopraccitate leggi razziali?
Roberto Benigni una volta, in uno dei suoi interventi, disse: Quando Clinton chiese a Berlusconi cosa ne pensasse di Mussolini, lui rispose: "Ha fatto delle cose buone"! Ma dico, se neanche di Mussolini si può parlar male, ma che deve fare uno perché si possa parlarne male? Deve stuprare le capre in via Frattina? Che deve fare? Dice "Ha fatto delle cose buone", certamente: anche Adolf Hitler o Stalin, un ponte, una strada l'avranno fatta! Anche il Mostro di Firenze l'avrà detto "Buongiorno" a qualcuno qualche volta.
Ma no, il fascismo non è stato il male assoluto, infatti, come ci aveva informati sempre Berlusconi, "Mussolini non ha mai ammazzato nessuno, Mussolini mandava la gente a fare vacanza al confino".
Guerra in Iraq: piano di Dio?
"Preghiamo per i nostri soldati e soldatesse che cercano di fare quello che è giusto anche per questo paese; che i nostri leader, i nostri leader nazionali, li stiano mandando a svolgere un compito che viene da Dio. Questo è quello per cui dobbiamo assicurarci di pregare, che ci sia un piano e quel piano sia il piano di Dio."
Sarah Palin, candidata a Vicepresidente degli Usa per il partito repubblicano, a proposito della guerra in Iraq, giugno 2008.
Sicura?
Berlusconi e l'Economist
Ieri un tribunale milanese ha dato ragione all'Economist e ha obbligato Berlusconi al pagamento delle spese legali.
Solo una cosa: sono d'accordo con l'Economist, Silvio Berlusconi is unfit to lead Italy, inadatto a guidare l'Italia.
martedì 2 settembre 2008
Voto agli immigrati: giusto e necessario
Gli immigrati a cui si rivolge la proposta sono persone residenti stabilmente in Italia da qualche anno - e quindi presumibilmente con una casa e un lavoro -, in regola con i documenti (non clandestini), e verosimilmente con una sufficiente conoscenza dell'italiano.
Dal 2001 i cittadini italiani residenti all'estero - molti dei quali in Italia non ci sono neanche mai stati - possono votare alle elezioni politiche e ai referendum, potendo quindi contribuire a decidere la linea politica del paese (e anche essere determinanti, come successo nelle scorse elezioni del 2006).
Se persone mai state in Italia possono quindi eleggere il nostro Parlamento perché non dovrebbero altre persone residenti in Italia, paganti le tasse e contribuenti alla nostra economia poter scegliere il proprio sindaco e il proprio presidente di provincia e regione?
Questa proposta ha quindi il mio completo appoggio, anche perché sarebbe un passo importante verso una vera integrazione degli immigrati nella nostra società.
domenica 31 agosto 2008
Il Caucaso e il principio di autodeterminazione dei popoli
La causa della guerra tra Georgia e Russia, al di là delle reciproche accuse su chi abbia iniziato per prima, e prima ancora il motivo di tutte le tensioni presenti nel Caucaso è sicuramente la grande frammentazione etnico-linguistica di questa regione a cavallo tra Russia, Georgia, Armenia, Azerbaigian, Turchia, e Iran: georgiani, russi, armeni, azeri, abcasi, osseti, e ceceni sono solo i più noti tra gli abitanti del Caucaso, ma ce ne sono molti altri sconosciuti ai più, come per esempio adighi, circassi, agul, avari, rutuli, ingusci, balcari, carachi, kumyk, nogai (e non sono finiti qui).
Facile quindi trovare, tra tutti questi popoli, chi si senta scontento, chi voglia più autonomia o addirittura l'indipendenza. In particolare sono tre gli stati caucasici a reclamare l'indipendenza: Abcasia, Ossezia del Sud, e Nagorno-Karabakh.
Le prime due sono formalmente territorio georgiano e sono quelle venute alla ribalta recentemente, anche se le loro dichiarazioni di indipendenza risalgono rispettivamente al 1992 e al 1991: sono de facto indipendenti, anche se internazionalmente sono riconosciute soltanto dalla Russia (dal 26 agosto di quest'anno).
Il Nagorno-Karabakh, invece, è una regione facente parte dell'Azerbaigian, la cui popolazione è però principalmente composta da armeni. Per questo ha dichiarato nel 1991 la propria indipendenza e attualmente è de facto uno stato indipendente, pur essendo riconosciuto solamente dall'Armenia.
Il problema, non di facile soluzione, è quindi: quando una regione ha diritto all'indipendenza? chi lo decide?
Secondo il principio dell'autodeterminazione dei popoli, riconosciuto anche dall'Onu nella Carta della Nazioni Unite (al capitolo 1, articolo 1, paragrafo 2 si legge, tra i fini dell'Onu, "sviluppare tra le nazioni relazioni amichevoli fondate sul rispetto e sul principio dell'eguaglianza dei diritti e dell'auto-determinazione dei popoli"), ogni popolo sottoposto a dominio straniero ha diritto a ottenere l'indipendenza, associarsi ad un altro stato, o comunque scegliere liberamente il proprio regime politico. Ma questo principio astratto quale applicazione pratica può avere?
A mio parere l'unica soluzione possibile è quella del referendum popolare, con osservatori internazionali a controllare e con una soglia minima da raggiungere per il sì all'indipendenza, per esempio il 55%: in questo modo si sarebbe certi di rispettare della volontà dei cittadini e allo stesso tempo si potrebbe avere il giusto riconoscimento internazionale che, inevitabilmente, latita quando a proclamare l'indipendenza è un qualche leader non ben definito o non chiaramente e democraticamente eletto.
Conferma di questo sono gli esempi recenti di attuazione del principio di autodeterminazione dei popoli, ovvero le recenti indipendenze di Timor Est, del Montenegro, e del Kosovo: nei primi due casi, infatti, dove c'è stato un referendum popolare, l'indipendenza è stata riconosciuta internazionalmente e i due stati sono entrati nell'Onu, mentre nel caso del Kosovo, dove non c'è stato un referendum, non c'è neanche stato un pieno riconoscimento internazionale.
Il referendum popolare è quindi l'unica via, democratica, per risolvere i problemi del Caucaso e delle altre regioni in cui vi sono rivendicazioni analoghe, come il Sahara Occidentale, il Somaliland, e la Transnistria.
venerdì 29 agosto 2008
Ecco la cordata!
Andiamo allora a vedere i dettagli di questa operazione:
1) Alitalia viene divisa in due compagnie, denominate dalla stampa best company e bad company. La prima, formata da tutte le attività positive, cioè quelle in attivo, di Alitalia, viene venduta, senza nessun tipo di asta e a prezzo di favore, a una nuova società privata, chiamata Compagnia Aerea Italiana. La cosiddetta bad company, formata da tutte le passività, resterà invece a carico dello Stato, ovvero di tutti i cittadini paganti le tasse, e verrà messa in fallimento.
2) Questa nuova società, la famosa cordata, a cui di fatto si regala il tutto e in pratica il monopolio delle rotte interne italiane, è composta da sedici soci: Roberto Colaninno attraverso Immsi, il gruppo Benetton attraverso Atlantia, il gruppo Aponte, Riva, il gruppo Fratini attraverso Fingen, i Ligresti con Fonsai, Equinox, Clessidra, il gruppo Toto, il gruppo Fossati attraverso Findim, Marcegaglia, Caltagirone attraverso Acqua Marcia, il gruppo Gavio con Argo, Davide Maccagnani con Macca, Tronchetti Provera, e Intesa Sanpaolo.
3) Tra le passività scaricate alla bad company (e quindi allo Stato) ci sono in primis i 7000 esuberi, in attesa di essere ricollocati alle poste, al catasto, e a qualche altro ufficio pubblico (Brunetta, in particolare, ne sembra contento).
Un'operazione perfetta dal punto di vista pubblicitario per Berlusconi per salvare così la propria faccia e per potersi presentare ancora una volta all'opinione pubblica come il Grande Salvatore, dopo aver già (apparentemente) risolto anche la questione dei rifiuti a Napoli.
Ma anche se a prima vista può sembrare una brillante soluzione, è in realtà un imbroglio, un grosso imbroglio: il piano Air France, la soluzione prospettata dal precedente governo, fatta fallire da Berlusconi con il colpevole contributo dei sindacati, era infinitamente migliore di questo piano, costava molto meno agli italiani, anzi, portava anche qualche soldo nelle casse dello Stato (perché Air France perlomeno un po' Alitalia la pagava, mentre qui si vendono a niente gli attivi, tenendosi sul groppo tutti i passivi), e non violava le regole del mercato e della libera concorrenza come fa invece questa soluzione in modo estremamente spudorato. Inoltre la vecchia soluzione prevedeva soltanto 2150 esuberi, cioè meno di un terzo dei 7000 attuali, e manteneva e rafforzava Fiumicino come hub, mentre con questa nuova soluzione non ci sarà più nessun hub, alla faccia di Bossi: strillava su Malpensa, ma adesso non ha più niente da ridire, se non "il piano va bene".
Invece va bene mica tanto per tutti noi italiani, ovviamente esclusi i 16 soci obbligati ad impegnarsi nella cordata ("voglio vedere chi non ci starà" aveva detto a marzo il liberale Berlusconi), anche se ovviamente saranno ricompensati con appalti, concessioni, benefici, commesse, sussidi, ecc.
Allora rimane solo da ringraziare Berlusconi e i furboni leghisti per aver affossato la soluzione Air France e averci così procurato gravi danni economici. Ma Berlusconi intanto esulta, "missione compiuta", "gli italiani devono essere orgogliosi del risultato raggiunto".
Idea
In un colpo solo otterremmo ben due effetti positivi: sicurezza dalle minacce russe e riduzione dell'inquinamento e quindi dell'effetto serra: mica male, no?
lunedì 25 agosto 2008
Pensieri d'estate
1) Questione Georgia - Ossezia - Russia: si può discutere se l'Ossezia del Sud abbia diritto o meno all'indipendenza, si può discutere se il presidente georgiano Saakasvili sia o meno democratico, ma non si può discutere una cosa: nessuno stato ha il diritto di invaderne un altro, come ha fatto invece la Russia con la Georgia. Bene ha fatto Bush a dichiararlo, anche se probabilmente se n'era momentaneamente dimenticato quando ha invaso l'Iraq.
2) Sono finite le Olimpiadi di Pechino, quelle da non fare, secondo alcuni, perchè la Cina non rispetta i diritti umani, sopratutto nel Tibet. Giustissimo. Ma se le Olimpiadi non fossero state fatte in Cina, non si sarebbe neanche parlato dei diritti umani e del Tibet. E per questo, secondo me, è stato giusto fare le Olimpiadi in Cina. Non è successo molto, ma almeno qualcosa si è fatto, per tre settimane il mondo ha parlato della Cina, e forse a qualcosa servirà.
A Beppe Grillo le Olimpiadi non piacciono, le vorrebbe abolire, e, soprattutto, non gli piace "il nazionalismo dello sportivo che piange all'alzabandiera, con la mano sul cuore, lo squardo perso verso l'alto". Si sbaglia: le Olimpiadi sono la più grande manifestazione sportiva mondiale, una festa per tutti gli atleti e per tutti i popoli, dove anche gli sport minori hanno il loro piccolo momento di gloria prima di ritornare nell'oblio per altri quattro anni; e una persona con una medaglia d'oro al collo che, orgoglioso, canta il proprio inno nazionale non è nazionalismo, è invece sano patriottismo, il sentirsi parte di una nazione e di volersi dare da fare per essa. Cosa da fastidio a Grillo di questo?
3) Barack Obama ha scelto come suo vice nella corsa alla presidenza Joe Biden: Obama ne ricava così l'esperienza e l'abilità in politica estera, indicati da molti esperti come i suoi punti deboli. Probabilmente se avesse scelto la Clinton avrebbe messo al sicuro la vittoria, incamerando automaticamente tutti i voti dei clintoniani (il 25% dei quali, secondo un recente sondaggio, voterebbe per McCain), ma costringendosi così a subirne poi l'ingombrante presenza per tutta la durata della presidenza. Invece ha scelto, rischiando, Biden in modo da non dover essere poi, in caso di elezione, un presidente dimezzato.
Oggi inizia la convention democratica per incoronare appunto Obama come candidato ufficiale, seguita la settimana prossima da quella repubblicana; si entra quindi nel pieno della campagna elettorale. Io sostengo Obama.
sabato 2 agosto 2008
Vacanze!
venerdì 1 agosto 2008
Il lupo perde il pelo ma non il vizio
Claudio Scajola, Ministro dello Sviluppo Economico, 30 luglio 2008: "Dopo tanti sacrifici, anni di lavoro e qualche vita umana, si è costruita questa modernissima centrale dove tutto è controllato e tutto è sicuro."
Evidentemente Scajola non ha ancora imparato a pensare bene prima di parlare e fare certe gaffe, soprattutto quando si parla di vite umane...
mercoledì 30 luglio 2008
Riccò 2
lunedì 28 luglio 2008
Ferrero e i duri e puri: prego...
Un partito completamente spaccato a metà, con Ferrero che, per poter raggiungere la maggioranza, ha dovuto mettere insieme i comunisti duri e puri: gli ex-cossuttiani di Claudio Grassi, i marxisti-leninisti de L'Ernesto di Fosco Giannini, e i trotzkisti di FalceMartello guidati da Claudio Bellotti.
Una svolta quindi a sinistra, come infatti annunciano i programmi dello stesso Ferrero: basta con il progetto di unità a sinistra del Pd (definito il più grave errore degli ultimi anni), ripartenza dal basso, opposizione "sociale" al governo Berlusconi, nessun dialogo col Pd con il quale non si è più disponibili ad alleanze (anche se si precisa che a livello di amministrazioni locali "si valuterà in base a convergenze programmatiche"), si ritira fuori il vecchio simbolo della falce e martello, corsa da soli alle Elezioni Europee dell'anno prossimo, stop anche al Partito della Sinistra Europea.
Insomma, lotta dura e pura e nessun'ambizione di governo. Chiusura completa nel proprio riccio. Un salto indietro completo, per posizionarsi su una strada lungo la quale, come dice oggi Tonini in un intervista al Riformista, sarà difficile tornare in Parlamento, e sicuramente impossibile tornare al Governo.
Ma un partito che rinuncia intrinsecamente ad andare al Governo è un partito che non ha neanche senso. Definizione di "partito" dal Vocabolario della lingua italiana di Nicola Zingarelli: "organizzazione politica di più persone volta al raggiungimento di fini comuni per la conquista e l'esercizio del potere politico". Invece Rifondazione Comunista ha deciso ieri di non volere più andare al Governo, di non aspirare più alla conquista del potere politico, ma al contrario di volersi limitare a fare la gara a chi è più puro.
E allora prego, fatela pure questa gara... Di sicuro alle ultime elezioni ci sono stati molti passati elettori di Rifondazione che però, attratti dal cosiddetto "voto utile", hanno invece votato il Pd. E probabilmente, se avesse vinto, Vendola sarebbe stato capace di riprendersi questi voti e di proporsi quindi ancora come protagonista sulla scena politica italiana. Ma invece ha vinto Ferrero, e così quei voti resteranno probabilmente al Pd, o passeranno al massimo a Di Pietro.
Contando che la Sinistra Arcobaleno ha preso il 3% alla Camera e il 3,2% al Senato, e tenendo presente che, insieme a Rifondazione, c'erano anche Verdi, Comunisti Italiani, e Sinistra Democratica, possiamo stimare in circa l'1,5% i voti di Rifondazione. Se poi ci sarà anche la scissione di Vendola (che per ora invece nega), saranno anche meno.
E così, mentre continueranno a discutere della lotta di classe e della filosofia, di Marx e di Engels, senza preoccuparsi dei reali problemi della gente, questi duri e puri scompariranno quasi senza accorgersene. Io personalmente non ne sentirò la mancanza.
venerdì 25 luglio 2008
L’obbligo scolastico
Sono da sempre convinto che l'obbligo scolastico vada, al contrario, alzato, o meglio "cambiato". Cioè: al posto che mettere una certa età da raggiungere, sarebbe meglio porre un livello minimo a cui sia obbligatorio arrivare: nello specifico tale livello potrebbe essere il completamento (con relativa promozione) della IV superiore. Ogni studente sarebbe quindi obbligato ad arrivare a finire la IV superiore, indipendentemente dalla propria età.
Con le norme attuali ci sono infatti parecchi studenti che, avendo già deciso di abbandonare la scuola una volta espletato l'obbligo, non studiano e si fanno così bocciare anche più volte, "fregandosene" di imparare qualcosa. Con questa proposta, invece, tutti sarebbero obbligati a studiare per raggiungere appunto almeno la IV superiore, ed arrivare così ad un livello di istruzione accettabile, per essere più preparati e più consapevoli di quello che accade nel mondo.
Una volta introdotta questa legge si potrebbe fare addirittura un'altra riforma radicale che ho sempre immaginato: subordinare il diritto di voto all'aver espletato l'obbligo scolastico, in modo da far votare soltanto chi ha una certa formazione e può così dare un giudizio consapevole sull'operato dei politici e sulle varie proposte, e non votare solo per sentito dire, o peggio, a caso.
giovedì 17 luglio 2008
Riccò, l’ombra del doping, e un dubbio
Torna, se mai se n’era veramente andata, l’ombra del doping sul ciclismo. È stato fermato oggi al Tour de France Riccardo Riccò, già vincitore di due tappe in questo Tour, trovato positivo al CERA (Continuous Erythropoietin Receptor Activator, attivatore continuo del recettore dell’eritropoietina), il cosiddetto EPO di terza generazione. Riccò è stato portato via dalla Gendarmerie, la polizia francese, ed è attualmente in stato di fermo (in Francia il doping è infatti reato).
Non so se Riccò abbia fatto o meno uso di doping, e se l’ha fatto è giusto che venga squalificato. Ma ci sono alcune cose che bisogna puntualizzare, delle precisazioni che fanno sorgere più di un dubbio:
- La positività o meno all’EPO (e quindi al CERA) viene valutata in base al livello dell’ematocrito nel sangue: dai regolamenti internazionali è fissato un tetto massimo del 50% del volume del sangue, con un margine di tolleranza dell’1%. Negli uomini il valore normale dell’ematocrito è tra il 42 e il 52%.
- Riccò ha di suo un valore naturalmente alto di ematocrito; prima di passare professionista, aveva effettuato test durati vari giorni nei laboratori dell’UCI (Unione Ciclistica Internazionale) di Losanna, che avevano confermato come fossero fisiologici i suoi alti valori dell’ematocrito.
- Riccò ha subito, nel corso di questi primi giorni di Tour, molti controlli. La positività in questione è stata riscontrata in uno di questi controlli, quello alla fine della quarta tappa, la cronometro di Cholet, nella quale tra l’altro Riccò era andato piuttosto male, arrivando a 3’36’’ dal primo classificato.
- Riccò ha dichiarato più volte che non puntava alla classifica, ma soltanto a vincere qualche tappa, ovviamente tra quelle di montagna.
Domande scontate: perché un corridore che non punta alla vittoria finale si dovrebbe dopare in una tappa a cronometro, nella quale non gli interessa andare bene? E perché, se si è dopato veramente in quella tappa, alla fine si piazza comunque male, come se il doping non avesse avuto effetto? Può il suo livello fisiologicamente alto dell’ematocrito aver influito nel valutare la positività?
Sicuramente Riccò stava antipatico. Stava antipatico perché vinceva e perché non aveva peli sulla lingua. E infatti c’è chi non si è per niente rattristato per questa vicenda.
Se Riccò si è veramente dopato sarebbe una cosa triste, soprattutto per quanti come me hanno gioito e si sono emozionati per le sue azioni. Ma se invece tutto questo sarà stato una montatura sarà forse ancora peggio.
mercoledì 16 luglio 2008
Eluana, Celentano, e le bottiglie d’acqua
Posto una bella lettera di Adriano Celentano, pubblicata oggi sul Corriere:
“Caro Direttore,
certo non è difficile immaginare il grande disagio del padre di Eluana e il dolore che, giorno dopo giorno, ha potuto devastare il suo cuore nel vedere una figlia in quello stato. Dopo sette anni di dure battaglie per liberarla dalla morte, rassegnato all’impotenza, soprattutto da parte della scienza, la disperazione lo porta a iniziare una nuova battaglia, ma stavolta non contro la morte. Contro la vita. Quella vita che senza alcuna pietà tiene imprigionata la sua amata Eluana da 16 anni. Quella vita che non vuole cessare, ma che poco per volta fa morire di dolore chi gli sta intorno. Ed è proprio questo dolore così grande, troppo grande, che spinge il padre di Eluana a combattere perché qualcuno lo aiuti a liberare la figlia. Quella figlia che in un lontano giorno gli strappò una promessa: quella di interrompere ogni trattamento di sostegno, nel caso si fosse trovata nella situazione in cui, purtroppo ancora oggi, giace dopo 16 anni.
Una battaglia quella di Beppino Englaro che racchiude una contraddizione spaventosa, ma al tempo stesso, forse, il più grande gesto d’amore che un padre possa fare per una figlia. È chiaro che, per quanto mi riguarda, essendo un credente, nel senso che do per scontato che il nostro, qui sulla terra, nel bene e nel male, non sia che un misero microscopico passaggio in confronto a quella che sarà la vera Vita! Quella vita che Dio ci ha preservato nell’eterna Bellezza. E se poi penso alle parole di Gesù quando disse che «l’uomo non è padrone neanche di uno solo dei capelli che porta in testa», non posso che essere d’accordo con chi la difende, la vita.
Ammiro quindi Giuliano Ferrara per le sue battaglie a favore della vita e spero, pur comprendendo il suo stato d’animo, signor Englaro, che le bottiglie d’acqua in piazza del Duomo aumentino. Aumentino per far aumentare il dubbio. Il dubbio in coloro che credono di non avere dubbi e quindi di scartare a priori la possibilità di un’altra vita oltre quella terrena. Una vita diversa dove non ci sono bugie e incidenti ma solo gioco e Amore. Quell’amore che la sua amata figlia non ha fatto in tempo a conoscere. E qui, solo per un attimo, vorrei mettermi nei panni di chi non crede ed è amareggiato per la triste sorte di una figlia. Così mi chiedo se qualche volta, specie in casi come questi, a uno che non crede possa venire il dubbio, che magari potrebbe esserci davvero un qualcosa che va oltre l’aridità di questo attimo fuggente trascorso sulla terra. E allora, come padre, mi domando: forse Eluana vuol dirmi di non prendere in considerazione ciò che mi chiese in un momento di spensierata giovinezza?... Forse nei luoghi dove si trova ora non soffre e magari già intravede le meraviglie del cielo?... E se, contrariamente all’apparenza, si trovasse invece in uno stato di grande serenità, in attesa del trionfale ingresso nella vita celeste? O forse, chissà, di un ritorno a questa, di vita?... E poi ancora, la cosa che più di tutti mi domanderei: e se fossi proprio io a rattristare il suo animo, per il gesto che suo padre sta per compiere?... Certo mi rendo conto che è facile parlare per chi è al di fuori della tragedia, e io mi scuso per questo, signor Englaro. Ma la mia vuole essere in qualche modo una parola di aiuto, per chi si trovasse nella sua situazione. A volte i miracoli succedono proprio quando meno te l’aspetti. Forse Eluana ha bisogno della conversione di suo padre per far sì che la sua dipartita da questo mondo avvenga in modo spontaneo e senza alcuna interruzione. O addirittura che si svegli. Si dice che la fede è un dono. Perché solo attraverso la fede succedono le cose più grandiose, e io dirò una preghiera per lei.”
Adriano Celentano
martedì 15 luglio 2008
Decreto sicurezza: sicurezza?
La Camera ha votato la fiducia al decreto sicurezza. Due veloci considerazioni:
1) Per la prima volta in Italia viene introdotta per legge una discriminazione, una pena diversa a seconda non di quello che fai ma di quello che sei: chi è clandestino subirà un aumento di un terzo della pena, solo perché appunto è clandestino. Fortunatamente è stata invece tolta l’ancor peggiore proposta di istituire il reato di ingresso clandestino in Italia (senza neanche ancor aver fatto niente, eri già colpevole!), una misura scandalosa e tra l’altro inutile: immaginiamo un clandestino che viene fermato, senza documenti, se dichiara di essere entrato in Italia l’anno scorso, la norma non è retroattiva, e lui è salvo.
2) Da una parte si annuncia di voler dare più sicurezza, ma contemporaneamente in questo decreto ci sono grandi tagli alle forze di polizia: coerente, no?
Il caso Del Turco e la giustizia in Italia
È di ieri la notizia che, in seguito ad un’inchiesta sulla sanità regionale in Abruzzo, è stato arrestato il presidente della regione stessa (che tutti i giornali chiamano impropriamente governatore), Ottaviano Del Turco (del Pd), insieme ad altri assessori e funzionari vari. Le accuse sono: associazione a delinquere, concussione, e corruzione.
Ma non è a proposito delle accuse che voglio parlare, dal momento che tra l’altro non sono a conoscenza di tutti gli atti e che sarebbe comunque quantomeno inopportuno giudicare adesso, ma piuttosto volevo soffermarmi un attimo su due reazioni nel mondo politico completamente opposte:
1) Berlusconi, senza, come tutti, conoscere gli atti, ma presumibilmente mosso da una certa solidarietà, si è subito lanciato in accuse pesanti: “Mi sembra una cosa molto strana. Molto spesso questi teoremi accusatori non sono confermati.(…) La vicenda di Del Turco non mi convince perché è stato decapitato completamente -una vera e propria retata- il governo di una Regione. Mi hanno spiegato anche il teorema accusatorio e sapendo come si muove l’accusa in Italia... mah! Non mi interessa che si tratti di una giunta di sinistra. Io pongo le questioni senza guardare se colpiscono questo o quell’altro...”. In poche parole: non importa di che parte siano i politici, i magistrati non possono accusarli di niente. Scusate, ma devo essermi perso qualcosa: ma i magistrati non erano tutti comunisti e continuavano ad indagare solo su Berlusconi? Oppure hanno trovato un po’ di tempo, tra un processo a Berlusconi e un altro, per indagare anche su Del Turco? O forse ancora hanno fatto apposta, una bella indagine su uno del centrosinistra, così per far vedere che non sono politicizzati, no?
2) Di Pietro, invece, ha avuto la reazione completamente contraria: “È tornata Tangentopoli”.
In sintesi: per Berlusconi innocenza a prescindere, per Di Pietro invece colpevolezza a prescindere.
Due risposte veloci:
- a Berlusconi: bisogna avere fiducia nella magistratura, non continuare a gettare discredito su di essa, delegittimandola e gettando così fango sull’Italia intera;
- a Di Pietro: per qualsiasi imputato vale la presunzione di innocenza, fino all’ultimo grado di giustizia; poi, se sarà verificata la colpevolezza, si trarranno le giuste conclusioni; ma per adesso niente giudizi affrettati e niente gogna mediatica.
sabato 12 luglio 2008
Prima sono venuti...
Prima sono venuti a prendere i comunisti,
ed io non ho alzato la voce perché non ero un comunista.
Poi sono venuti a prendere i sindacalisti,
ed io non ho alzato la voce perché non ero un sindacalista.
Poi sono venuti a prendere gli ebrei,
ed io non ho alzato la voce perché non ero un ebreo.
Poi sono venuti a prendere i cattolici,
ed io non ho alzato la voce perché non ero un cattolico.
Poi sono venuti a prendere me,
ma non era rimasto nessuno per alzare la voce in mia difesa.
Inizio il blog con una poesia di Martin Niemöller (1892-1984), spesso attribuita erroneamente a Bertolt Brecht; di questa poesia esistono varie versioni, nelle quali generalmente cambia qualcuno dei gruppi citati, e non è neanche ben chiaro quale sia la versione originale. Ciò non altera comunque il significato generale della poesia. Significato che oggi, in Italia, suona spiacevolmente attuale.
L’11 agosto 1938 una circolare alle prefetture disponeva una “esatta rilevazione” di tutti gli ebrei residenti in Italia: iniziava così la vergognosa stagione delle leggi razziali italiane.
Oggi sono passati esattamente 70 anni e succede che venga approvata una legge spaventosamente simile, con la quale un intero popolo, tutti gli zingari presenti in Italia, bambini compresi, viene sottoposto ad un censimento, ad una schedatura: tutti in fila, etnia: “Rom di Serbia”, religione: “ortodossa”, impronta digitale, e via il prossimo..
E anche oggi questa legge, come 70 anni fa, viene presentata non come una misura persecutoria, ma al contrario, beffardamente, come un provvedimento in favore degli stessi schedati: “è nel loro interesse”, “lo facciamo per il loro bene”.
E invece, sempre come 70 anni fa, non è così. Se si decide che veramente è utile per la sicurezza raccogliere le impronte digitali, allora le si raccolgano a tutti gli italiani; se si vuole veramente aiutare i bambini rom allora si può fare una cosa semplicissima: li si manda a scuola, magari spendendo soldi perché ogni mattina un pulmino passi davanti al campo nomadi a raccogliere i bambini.
Purtroppo però non si sta facendo niente di tutto questo e gli italiani sono nuovamente ingannati da una misura populista e demagogica.
Nuovo!
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