Berlusconi annuncia trionfalmente (28 agosto) il salvataggio di Alitalia, con l'intervento dell'ormai insperata cordata: d'altronde era solo il 21 marzo quando Berlusconi aveva dichiarato: "Ormai mi sono impegnato io, quindi si fa" e "Penso che ci sia la possibilità di concretizzare una cordata italiana in pochi giorni: sono assolutamente fiducioso su questo e credo anche che si possa fare con il sostegno di importanti istituti di credito".
Andiamo allora a vedere i dettagli di questa operazione:
1) Alitalia viene divisa in due compagnie, denominate dalla stampa best company e bad company. La prima, formata da tutte le attività positive, cioè quelle in attivo, di Alitalia, viene venduta, senza nessun tipo di asta e a prezzo di favore, a una nuova società privata, chiamata Compagnia Aerea Italiana. La cosiddetta bad company, formata da tutte le passività, resterà invece a carico dello Stato, ovvero di tutti i cittadini paganti le tasse, e verrà messa in fallimento.
2) Questa nuova società, la famosa cordata, a cui di fatto si regala il tutto e in pratica il monopolio delle rotte interne italiane, è composta da sedici soci: Roberto Colaninno attraverso Immsi, il gruppo Benetton attraverso Atlantia, il gruppo Aponte, Riva, il gruppo Fratini attraverso Fingen, i Ligresti con Fonsai, Equinox, Clessidra, il gruppo Toto, il gruppo Fossati attraverso Findim, Marcegaglia, Caltagirone attraverso Acqua Marcia, il gruppo Gavio con Argo, Davide Maccagnani con Macca, Tronchetti Provera, e Intesa Sanpaolo.
3) Tra le passività scaricate alla bad company (e quindi allo Stato) ci sono in primis i 7000 esuberi, in attesa di essere ricollocati alle poste, al catasto, e a qualche altro ufficio pubblico (Brunetta, in particolare, ne sembra contento).
Un'operazione perfetta dal punto di vista pubblicitario per Berlusconi per salvare così la propria faccia e per potersi presentare ancora una volta all'opinione pubblica come il Grande Salvatore, dopo aver già (apparentemente) risolto anche la questione dei rifiuti a Napoli.
Ma anche se a prima vista può sembrare una brillante soluzione, è in realtà un imbroglio, un grosso imbroglio: il piano Air France, la soluzione prospettata dal precedente governo, fatta fallire da Berlusconi con il colpevole contributo dei sindacati, era infinitamente migliore di questo piano, costava molto meno agli italiani, anzi, portava anche qualche soldo nelle casse dello Stato (perché Air France perlomeno un po' Alitalia la pagava, mentre qui si vendono a niente gli attivi, tenendosi sul groppo tutti i passivi), e non violava le regole del mercato e della libera concorrenza come fa invece questa soluzione in modo estremamente spudorato. Inoltre la vecchia soluzione prevedeva soltanto 2150 esuberi, cioè meno di un terzo dei 7000 attuali, e manteneva e rafforzava Fiumicino come hub, mentre con questa nuova soluzione non ci sarà più nessun hub, alla faccia di Bossi: strillava su Malpensa, ma adesso non ha più niente da ridire, se non "il piano va bene".
Invece va bene mica tanto per tutti noi italiani, ovviamente esclusi i 16 soci obbligati ad impegnarsi nella cordata ("voglio vedere chi non ci starà" aveva detto a marzo il liberale Berlusconi), anche se ovviamente saranno ricompensati con appalti, concessioni, benefici, commesse, sussidi, ecc.
Allora rimane solo da ringraziare Berlusconi e i furboni leghisti per aver affossato la soluzione Air France e averci così procurato gravi danni economici. Ma Berlusconi intanto esulta, "missione compiuta", "gli italiani devono essere orgogliosi del risultato raggiunto".
1 commento:
la legge marzano sta facendo dieci volte i disastri proclamati per la biagi
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