lunedì 3 novembre 2008

Usa 2008: Obama!

Torno dopo più di un mese di assenza per fare la mia previsione sulle elezioni presidenziali americane di domani, 4 novembre: vittoria di Obama!
Secondo la mia previsione sono 291 electoral-votes per Obama (di cui 243 sicuri e 48 probabili), 174 per McCain (142 sicuri e 32 probabili), più 73 toss-up - cioè incerti. Ricordo a tutti che per vincere sono necessari 270 delegati sul totale di 538.
Ecco la mappa dettagliata:






Ah, dimenticavo, senza toss-up la mia previsione è Obama 338 e McCain 200 (di quelli indecisi Ohio e Florida a Obama, mentre Missouri e North Carolina a McCain).

venerdì 19 settembre 2008

Razzismi d'Italia

Qualche giorno fa Bernardino De Rubeis, sindaco di Lampedusa e Linosa, appartenente al Mpa, ha fatto le seguenti, sconcertanti, affermazioni: "Non voglio esser razzista. Ma la carne dei negri puzza anche quand'è lavata. Figuriamoci nei lager a cielo aperto di Lampedusa: in agosto l'ho sentito io il fetore dei clandestini ammassati tra merda e spazzatura. In duemila, sbracati su ottocento materassi".
Sempre qualche giorno fa, il 14 settembre, alla tradizionale Festa dei Popoli Padani, Giancarlo Gentilini, vice-sindaco di Treviso, della Lega Nord, ha fatto un comizio - potete vederlo qui - in cui, tra l'altro, dice: "Io voglio la rivoluzione contro gli extracomunitari clandestini. Voglio la pulizia dalle strade di tutte queste etnie che distruggono il nostro paese. Voglio la rivoluzione nei confronti di nomadi, dei zingari: ho distrutto due campi di nomadi e di zingari a Treviso, non ci sono zingari! Voglio eliminare tutti i bambini dei zingari che vanno a rubare dagli anziani".
Tralasciando gli errori grammaticali - Gentilini dice più volte "dei zingari" al posto di "degli zingari" - ci troviamo di fronte a parole, come quelle sopra del sindaco di Lampedusa, di una gravità assoluta. Parole grondanti di razzismo, ad alimentare il clima di odio verso il diverso, ormai a livelli altissimi nel nostro paese. Ed è dovere di tutti contrastare questo clima.

P.S.: Se volete sapere a chi si ispira Gentilini nella sua azione politica, basta vedere questo breve video: "Mah, io ho cercato di trasmettere quei ideali che io ho sempre avuto dai tempi della mia gioventù, che la mia gioventù era sotto il regime fascista e quindi ci hanno inculcato qual era l'ordine, la disciplina e il rispetto delle leggi".

martedì 16 settembre 2008

Rifiuti e Alitalia: due miracoli fittizi

Ringraziando peppo per la segnalazione, pubblico questo video a testimonianza della situazione attuale a Napoli:



Come per la vicenda di Alitalia, anche sull'emergenza rifiuti di Napoli e dintorni Berlusconi ha pubblicamente annunciato di aver compiuto un miracolo, inesistente però nei fatti: i rifiuti sono stati tolti soltanto dalle strade principali di Napoli, compiendo un'operazione di facciata ma lasciando irrisolto il vero problema. Un po' come spazzare la polvere e nasconderla sotto il tappeto.
Lo scandalo non è tanto il non avere ancora risolto l'emergenza, ma piuttosto, con il complice contributo dei maggiori telegiornali, avere fatto credere il contrario a milioni di italiani. Gli abitanti di Napoli però non vogliono stare zitti: di video simili ce ne sono su YouTube tanti altri, come questo o questo.

sabato 13 settembre 2008

E bravo Fini!

Oggi Fini ha risposto per le rime ai tentativi dei suoi "colonnelli" di riabilitare il fascismo, e l'ha fatto usando parole forti e coraggiose.
"Non si può equiparare chi stava da una parte e combatteva per una causa giusta di uguaglianza e libertà e chi, fatta salva la buonafede, stava dalla parte sbagliata." (...) "Chi è democratico, cioè si riconosce nei valori della libertà, dell'uguaglianza e della giustizia sociale, è antifascista." (...) "Quando ci si confronta con la storia serve la consapevolezza che un periodo storico va giudicato nel suo complesso, e il giudizio complessivo da parte della destra del periodo del fascismo storico, dal 1922 al 1945, deve essere negativo, in ragione della limitazione e poi della soppressione della libertà. Non possiamo prescindere dai dati storici, il passato non lo possiamo né ignorare, né mistificare."
Quindi complimenti a Fini per quanto detto oggi, anche se purtroppo c'è ancora chi - come Alemanno e La Russa - non la pensa così.

domenica 7 settembre 2008

Alemanno riabilita il fascismo: non fu male assoluto

In un intervista al Corriere della Sera, Gianni Alemanno parla del fascismo.
Per lei il fascismo fu il male assoluto?, chiede il giornalista. Risponde Alemanno: Non lo penso e non l'ho mai pensato: il fascismo fu un fenomeno più complesso. Molte persone vi aderirono in buona fede e non mi sento di etichettarle con quella definizione. Il male assoluto sono le leggi razziali volute dal fascismo e che ne determinarono la fine politica e culturale.
D'altronde, come si può definire il fascismo "male assoluto", quando semplicemente iniziò col prendere a bastonate i politici rivali, poi prese il potere con la forza, con la violenza, e con omicidi, instaurò la dittatura, soppresse ogni libertà democratica, e trascinò l'Italia in una disastrosa guerra, oltre all'aver emanato le sopraccitate leggi razziali?
Roberto Benigni una volta, in uno dei suoi interventi, disse: Quando Clinton chiese a Berlusconi cosa ne pensasse di Mussolini, lui rispose: "Ha fatto delle cose buone"! Ma dico, se neanche di Mussolini si può parlar male, ma che deve fare uno perché si possa parlarne male? Deve stuprare le capre in via Frattina? Che deve fare? Dice "Ha fatto delle cose buone", certamente: anche Adolf Hitler o Stalin, un ponte, una strada l'avranno fatta! Anche il Mostro di Firenze l'avrà detto "Buongiorno" a qualcuno qualche volta.
Ma no, il fascismo non è stato il male assoluto, infatti, come ci aveva informati sempre Berlusconi, "Mussolini non ha mai ammazzato nessuno, Mussolini mandava la gente a fare vacanza al confino".

Guerra in Iraq: piano di Dio?

"Pray for our military men and women who are striving to do what is right also for this country; that our leaders, our national leaders, are sending them out on a task that is from God. That's what we have to make sure that we're praying for, that there is a plan and that plan is God's plan."

"Preghiamo per i nostri soldati e soldatesse che cercano di fare quello che è giusto anche per questo paese; che i nostri leader, i nostri leader nazionali, li stiano mandando a svolgere un compito che viene da Dio. Questo è quello per cui dobbiamo assicurarci di pregare, che ci sia un piano e quel piano sia il piano di Dio."

Sarah Palin, candidata a Vicepresidente degli Usa per il partito repubblicano, a proposito della guerra in Iraq, giugno 2008.

Sicura?

Berlusconi e l'Economist

Per questa copertina dell'Economist del 26 aprile 2001, e per un articolo all'interno dal titolo An Italian story, Berlusconi aveva avviato una causa legale contro il periodico inglese, reo di averlo diffamato.
Ieri un tribunale milanese ha dato ragione all'Economist e ha obbligato Berlusconi al pagamento delle spese legali.
Solo una cosa: sono d'accordo con l'Economist, Silvio Berlusconi is unfit to lead Italy, inadatto a guidare l'Italia.

martedì 2 settembre 2008

Voto agli immigrati: giusto e necessario

Torna d'attualità la proposta di dare anche agli immigrati residenti in Italia da un tot di anni (si parla di 5 o 6) il diritto di voto per le elezioni amministrative - ovvero comunali, provinciali, e regionali. Già Fini ne aveva parlato cinque anni fa, nel 2003, mentre adesso è Veltroni a prendere l'iniziativa e a annunciare per i prossimi giorni una sua proposta di legge costituzionale sul tema.
Gli immigrati a cui si rivolge la proposta sono persone residenti stabilmente in Italia da qualche anno - e quindi presumibilmente con una casa e un lavoro -, in regola con i documenti (non clandestini), e verosimilmente con una sufficiente conoscenza dell'italiano.
Dal 2001 i cittadini italiani residenti all'estero - molti dei quali in Italia non ci sono neanche mai stati - possono votare alle elezioni politiche e ai referendum, potendo quindi contribuire a decidere la linea politica del paese (e anche essere determinanti, come successo nelle scorse elezioni del 2006).
Se persone mai state in Italia possono quindi eleggere il nostro Parlamento perché non dovrebbero altre persone residenti in Italia, paganti le tasse e contribuenti alla nostra economia poter scegliere il proprio sindaco e il proprio presidente di provincia e regione?
Questa proposta ha quindi il mio completo appoggio, anche perché sarebbe un passo importante verso una vera integrazione degli immigrati nella nostra società.

domenica 31 agosto 2008

Il Caucaso e il principio di autodeterminazione dei popoli

Dopo il mio post precedente in cui avevo già parlato della questione dell'Ossezia, e avendo letto tra gli altri un intervento di Francesco Zanfardino sul tema, ci ritorno sopra, per esprimere in modo più dettagliato la mia opinione in proposito.
La causa della guerra tra Georgia e Russia, al di là delle reciproche accuse su chi abbia iniziato per prima, e prima ancora il motivo di tutte le tensioni presenti nel Caucaso è sicuramente la grande frammentazione etnico-linguistica di questa regione a cavallo tra Russia, Georgia, Armenia, Azerbaigian, Turchia, e Iran: georgiani, russi, armeni, azeri, abcasi, osseti, e ceceni sono solo i più noti tra gli abitanti del Caucaso, ma ce ne sono molti altri sconosciuti ai più, come per esempio adighi, circassi, agul, avari, rutuli, ingusci, balcari, carachi, kumyk, nogai (e non sono finiti qui).
Facile quindi trovare, tra tutti questi popoli, chi si senta scontento, chi voglia più autonomia o addirittura l'indipendenza. In particolare sono tre gli stati caucasici a reclamare l'indipendenza: Abcasia, Ossezia del Sud, e Nagorno-Karabakh.
Le prime due sono formalmente territorio georgiano e sono quelle venute alla ribalta recentemente, anche se le loro dichiarazioni di indipendenza risalgono rispettivamente al 1992 e al 1991: sono de facto indipendenti, anche se internazionalmente sono riconosciute soltanto dalla Russia (dal 26 agosto di quest'anno).
Il Nagorno-Karabakh, invece, è una regione facente parte dell'Azerbaigian, la cui popolazione è però principalmente composta da armeni. Per questo ha dichiarato nel 1991 la propria indipendenza e attualmente è de facto uno stato indipendente, pur essendo riconosciuto solamente dall'Armenia.
Il problema, non di facile soluzione, è quindi: quando una regione ha diritto all'indipendenza? chi lo decide?
Secondo il principio dell'autodeterminazione dei popoli, riconosciuto anche dall'Onu nella Carta della Nazioni Unite (al capitolo 1, articolo 1, paragrafo 2 si legge, tra i fini dell'Onu, "sviluppare tra le nazioni relazioni amichevoli fondate sul rispetto e sul principio dell'eguaglianza dei diritti e dell'auto-determinazione dei popoli"), ogni popolo sottoposto a dominio straniero ha diritto a ottenere l'indipendenza, associarsi ad un altro stato, o comunque scegliere liberamente il proprio regime politico. Ma questo principio astratto quale applicazione pratica può avere?
A mio parere l'unica soluzione possibile è quella del referendum popolare, con osservatori internazionali a controllare e con una soglia minima da raggiungere per il sì all'indipendenza, per esempio il 55%: in questo modo si sarebbe certi di rispettare della volontà dei cittadini e allo stesso tempo si potrebbe avere il giusto riconoscimento internazionale che, inevitabilmente, latita quando a proclamare l'indipendenza è un qualche leader non ben definito o non chiaramente e democraticamente eletto.
Conferma di questo sono gli esempi recenti di attuazione del principio di autodeterminazione dei popoli, ovvero le recenti indipendenze di Timor Est, del Montenegro, e del Kosovo: nei primi due casi, infatti, dove c'è stato un referendum popolare, l'indipendenza è stata riconosciuta internazionalmente e i due stati sono entrati nell'Onu, mentre nel caso del Kosovo, dove non c'è stato un referendum, non c'è neanche stato un pieno riconoscimento internazionale.
Il referendum popolare è quindi l'unica via, democratica, per risolvere i problemi del Caucaso e delle altre regioni in cui vi sono rivendicazioni analoghe, come il Sahara Occidentale, il Somaliland, e la Transnistria.

venerdì 29 agosto 2008

Ecco la cordata!

Berlusconi annuncia trionfalmente (28 agosto) il salvataggio di Alitalia, con l'intervento dell'ormai insperata cordata: d'altronde era solo il 21 marzo quando Berlusconi aveva dichiarato: "Ormai mi sono impegnato io, quindi si fa" e "Penso che ci sia la possibilità di concretizzare una cordata italiana in pochi giorni: sono assolutamente fiducioso su questo e credo anche che si possa fare con il sostegno di importanti istituti di credito".
Andiamo allora a vedere i dettagli di questa operazione:
1) Alitalia viene divisa in due compagnie, denominate dalla stampa best company e bad company. La prima, formata da tutte le attività positive, cioè quelle in attivo, di Alitalia, viene venduta, senza nessun tipo di asta e a prezzo di favore, a una nuova società privata, chiamata Compagnia Aerea Italiana. La cosiddetta bad company, formata da tutte le passività, resterà invece a carico dello Stato, ovvero di tutti i cittadini paganti le tasse, e verrà messa in fallimento.
2) Questa nuova società, la famosa cordata, a cui di fatto si regala il tutto e in pratica il monopolio delle rotte interne italiane, è composta da sedici soci: Roberto Colaninno attraverso Immsi, il gruppo Benetton attraverso Atlantia, il gruppo Aponte, Riva, il gruppo Fratini attraverso Fingen, i Ligresti con Fonsai, Equinox, Clessidra, il gruppo Toto, il gruppo Fossati attraverso Findim, Marcegaglia, Caltagirone attraverso Acqua Marcia, il gruppo Gavio con Argo, Davide Maccagnani con Macca, Tronchetti Provera, e Intesa Sanpaolo.
3) Tra le passività scaricate alla bad company (e quindi allo Stato) ci sono in primis i 7000 esuberi, in attesa di essere ricollocati alle poste, al catasto, e a qualche altro ufficio pubblico (Brunetta, in particolare, ne sembra contento).
Un'operazione perfetta dal punto di vista pubblicitario per Berlusconi per salvare così la propria faccia e per potersi presentare ancora una volta all'opinione pubblica come il Grande Salvatore, dopo aver già (apparentemente) risolto anche la questione dei rifiuti a Napoli.
Ma anche se a prima vista può sembrare una brillante soluzione, è in realtà un imbroglio, un grosso imbroglio: il piano Air France, la soluzione prospettata dal precedente governo, fatta fallire da Berlusconi con il colpevole contributo dei sindacati, era infinitamente migliore di questo piano, costava molto meno agli italiani, anzi, portava anche qualche soldo nelle casse dello Stato (perché Air France perlomeno un po' Alitalia la pagava, mentre qui si vendono a niente gli attivi, tenendosi sul groppo tutti i passivi), e non violava le regole del mercato e della libera concorrenza come fa invece questa soluzione in modo estremamente spudorato. Inoltre la vecchia soluzione prevedeva soltanto 2150 esuberi, cioè meno di un terzo dei 7000 attuali, e manteneva e rafforzava Fiumicino come hub, mentre con questa nuova soluzione non ci sarà più nessun hub, alla faccia di Bossi: strillava su Malpensa, ma adesso non ha più niente da ridire, se non "il piano va bene".
Invece va bene mica tanto per tutti noi italiani, ovviamente esclusi i 16 soci obbligati ad impegnarsi nella cordata ("voglio vedere chi non ci starà" aveva detto a marzo il liberale Berlusconi), anche se ovviamente saranno ricompensati con appalti, concessioni, benefici, commesse, sussidi, ecc.
Allora rimane solo da ringraziare Berlusconi e i furboni leghisti per aver affossato la soluzione Air France e averci così procurato gravi danni economici. Ma Berlusconi intanto esulta, "missione compiuta", "gli italiani devono essere orgogliosi del risultato raggiunto".