giovedì 17 luglio 2008

Riccò, l’ombra del doping, e un dubbio

Torna, se mai se n’era veramente andata, l’ombra del doping sul ciclismo. È stato fermato oggi al Tour de France Riccardo Riccò, già vincitore di due tappe in questo Tour, trovato positivo al CERA (Continuous Erythropoietin Receptor Activator, attivatore continuo del recettore dell’eritropoietina), il cosiddetto EPO di terza generazione. Riccò è stato portato via dalla Gendarmerie, la polizia francese, ed è attualmente in stato di fermo (in Francia il doping è infatti reato).

Non so se Riccò abbia fatto o meno uso di doping, e se l’ha fatto è giusto che venga squalificato. Ma ci sono alcune cose che bisogna puntualizzare, delle precisazioni che fanno sorgere più di un dubbio:

- La positività o meno all’EPO (e quindi al CERA) viene valutata in base al livello dell’ematocrito nel sangue: dai regolamenti internazionali è fissato un tetto massimo del 50% del volume del sangue, con un margine di tolleranza dell’1%. Negli uomini il valore normale dell’ematocrito è tra il 42 e il 52%.

- Riccò ha di suo un valore naturalmente alto di ematocrito; prima di passare professionista, aveva effettuato test durati vari giorni nei laboratori dell’UCI (Unione Ciclistica Internazionale) di Losanna, che avevano confermato come fossero fisiologici i suoi alti valori dell’ematocrito.

- Riccò ha subito, nel corso di questi primi giorni di Tour, molti controlli. La positività in questione è stata riscontrata in uno di questi controlli, quello alla fine della quarta tappa, la cronometro di Cholet, nella quale tra l’altro Riccò era andato piuttosto male, arrivando a 3’36’’ dal primo classificato.

- Riccò ha dichiarato più volte che non puntava alla classifica, ma soltanto a vincere qualche tappa, ovviamente tra quelle di montagna.

Domande scontate: perché un corridore che non punta alla vittoria finale si dovrebbe dopare in una tappa a cronometro, nella quale non gli interessa andare bene? E perché, se si è dopato veramente in quella tappa, alla fine si piazza comunque male, come se il doping non avesse avuto effetto? Può il suo livello fisiologicamente alto dell’ematocrito aver influito nel valutare la positività?

Sicuramente Riccò stava antipatico. Stava antipatico perché vinceva e perché non aveva peli sulla lingua. E infatti c’è chi non si è per niente rattristato per questa vicenda.

Se Riccò si è veramente dopato sarebbe una cosa triste, soprattutto per quanti come me hanno gioito e si sono emozionati per le sue azioni. Ma se invece tutto questo sarà stato una montatura sarà forse ancora peggio.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

legna sveglia

sono TUTTI drogati i ciclisti, è uno sport che per farlo bisogna andare oltre i limiti umani.

se faccio fare al mio scooter 200 km al giorno alla media di 40 kmh per 3 settimane, fondo il motore, ti dico solo questo

Tommy ha detto...

Dire che tutti i ciclisti sono drogati è quantomeno un pò qualunquista. Non si può negare che certamente ci sono tanti ciclisti che si dopano, ma quelli puliti sono la grande maggioranza.
I dopati ci sono, e vanno puniti, ma ce ne sono molti altri che invece non prendono niente e infatti fanno una fatica della miseria, ed è anche questo il bello del ciclismo, vedere uno che non ce la fa più ad andare su... E tutti questi devono essere rispettati per quello che fanno.
Quindi niente accuse generali, se in questo caso Riccò sarà giudicato colpevole (aspettiamo sempre le controanalisi), dovrà scontare la pena che gli spetta e poi potrà ritornare a correre.

Tommy ha detto...

Nuovo post sul caso Riccò.