mercoledì 30 luglio 2008
Riccò 2
lunedì 28 luglio 2008
Ferrero e i duri e puri: prego...
Un partito completamente spaccato a metà, con Ferrero che, per poter raggiungere la maggioranza, ha dovuto mettere insieme i comunisti duri e puri: gli ex-cossuttiani di Claudio Grassi, i marxisti-leninisti de L'Ernesto di Fosco Giannini, e i trotzkisti di FalceMartello guidati da Claudio Bellotti.
Una svolta quindi a sinistra, come infatti annunciano i programmi dello stesso Ferrero: basta con il progetto di unità a sinistra del Pd (definito il più grave errore degli ultimi anni), ripartenza dal basso, opposizione "sociale" al governo Berlusconi, nessun dialogo col Pd con il quale non si è più disponibili ad alleanze (anche se si precisa che a livello di amministrazioni locali "si valuterà in base a convergenze programmatiche"), si ritira fuori il vecchio simbolo della falce e martello, corsa da soli alle Elezioni Europee dell'anno prossimo, stop anche al Partito della Sinistra Europea.
Insomma, lotta dura e pura e nessun'ambizione di governo. Chiusura completa nel proprio riccio. Un salto indietro completo, per posizionarsi su una strada lungo la quale, come dice oggi Tonini in un intervista al Riformista, sarà difficile tornare in Parlamento, e sicuramente impossibile tornare al Governo.
Ma un partito che rinuncia intrinsecamente ad andare al Governo è un partito che non ha neanche senso. Definizione di "partito" dal Vocabolario della lingua italiana di Nicola Zingarelli: "organizzazione politica di più persone volta al raggiungimento di fini comuni per la conquista e l'esercizio del potere politico". Invece Rifondazione Comunista ha deciso ieri di non volere più andare al Governo, di non aspirare più alla conquista del potere politico, ma al contrario di volersi limitare a fare la gara a chi è più puro.
E allora prego, fatela pure questa gara... Di sicuro alle ultime elezioni ci sono stati molti passati elettori di Rifondazione che però, attratti dal cosiddetto "voto utile", hanno invece votato il Pd. E probabilmente, se avesse vinto, Vendola sarebbe stato capace di riprendersi questi voti e di proporsi quindi ancora come protagonista sulla scena politica italiana. Ma invece ha vinto Ferrero, e così quei voti resteranno probabilmente al Pd, o passeranno al massimo a Di Pietro.
Contando che la Sinistra Arcobaleno ha preso il 3% alla Camera e il 3,2% al Senato, e tenendo presente che, insieme a Rifondazione, c'erano anche Verdi, Comunisti Italiani, e Sinistra Democratica, possiamo stimare in circa l'1,5% i voti di Rifondazione. Se poi ci sarà anche la scissione di Vendola (che per ora invece nega), saranno anche meno.
E così, mentre continueranno a discutere della lotta di classe e della filosofia, di Marx e di Engels, senza preoccuparsi dei reali problemi della gente, questi duri e puri scompariranno quasi senza accorgersene. Io personalmente non ne sentirò la mancanza.
venerdì 25 luglio 2008
L’obbligo scolastico
Sono da sempre convinto che l'obbligo scolastico vada, al contrario, alzato, o meglio "cambiato". Cioè: al posto che mettere una certa età da raggiungere, sarebbe meglio porre un livello minimo a cui sia obbligatorio arrivare: nello specifico tale livello potrebbe essere il completamento (con relativa promozione) della IV superiore. Ogni studente sarebbe quindi obbligato ad arrivare a finire la IV superiore, indipendentemente dalla propria età.
Con le norme attuali ci sono infatti parecchi studenti che, avendo già deciso di abbandonare la scuola una volta espletato l'obbligo, non studiano e si fanno così bocciare anche più volte, "fregandosene" di imparare qualcosa. Con questa proposta, invece, tutti sarebbero obbligati a studiare per raggiungere appunto almeno la IV superiore, ed arrivare così ad un livello di istruzione accettabile, per essere più preparati e più consapevoli di quello che accade nel mondo.
Una volta introdotta questa legge si potrebbe fare addirittura un'altra riforma radicale che ho sempre immaginato: subordinare il diritto di voto all'aver espletato l'obbligo scolastico, in modo da far votare soltanto chi ha una certa formazione e può così dare un giudizio consapevole sull'operato dei politici e sulle varie proposte, e non votare solo per sentito dire, o peggio, a caso.
giovedì 17 luglio 2008
Riccò, l’ombra del doping, e un dubbio
Torna, se mai se n’era veramente andata, l’ombra del doping sul ciclismo. È stato fermato oggi al Tour de France Riccardo Riccò, già vincitore di due tappe in questo Tour, trovato positivo al CERA (Continuous Erythropoietin Receptor Activator, attivatore continuo del recettore dell’eritropoietina), il cosiddetto EPO di terza generazione. Riccò è stato portato via dalla Gendarmerie, la polizia francese, ed è attualmente in stato di fermo (in Francia il doping è infatti reato).
Non so se Riccò abbia fatto o meno uso di doping, e se l’ha fatto è giusto che venga squalificato. Ma ci sono alcune cose che bisogna puntualizzare, delle precisazioni che fanno sorgere più di un dubbio:
- La positività o meno all’EPO (e quindi al CERA) viene valutata in base al livello dell’ematocrito nel sangue: dai regolamenti internazionali è fissato un tetto massimo del 50% del volume del sangue, con un margine di tolleranza dell’1%. Negli uomini il valore normale dell’ematocrito è tra il 42 e il 52%.
- Riccò ha di suo un valore naturalmente alto di ematocrito; prima di passare professionista, aveva effettuato test durati vari giorni nei laboratori dell’UCI (Unione Ciclistica Internazionale) di Losanna, che avevano confermato come fossero fisiologici i suoi alti valori dell’ematocrito.
- Riccò ha subito, nel corso di questi primi giorni di Tour, molti controlli. La positività in questione è stata riscontrata in uno di questi controlli, quello alla fine della quarta tappa, la cronometro di Cholet, nella quale tra l’altro Riccò era andato piuttosto male, arrivando a 3’36’’ dal primo classificato.
- Riccò ha dichiarato più volte che non puntava alla classifica, ma soltanto a vincere qualche tappa, ovviamente tra quelle di montagna.
Domande scontate: perché un corridore che non punta alla vittoria finale si dovrebbe dopare in una tappa a cronometro, nella quale non gli interessa andare bene? E perché, se si è dopato veramente in quella tappa, alla fine si piazza comunque male, come se il doping non avesse avuto effetto? Può il suo livello fisiologicamente alto dell’ematocrito aver influito nel valutare la positività?
Sicuramente Riccò stava antipatico. Stava antipatico perché vinceva e perché non aveva peli sulla lingua. E infatti c’è chi non si è per niente rattristato per questa vicenda.
Se Riccò si è veramente dopato sarebbe una cosa triste, soprattutto per quanti come me hanno gioito e si sono emozionati per le sue azioni. Ma se invece tutto questo sarà stato una montatura sarà forse ancora peggio.
mercoledì 16 luglio 2008
Eluana, Celentano, e le bottiglie d’acqua
Posto una bella lettera di Adriano Celentano, pubblicata oggi sul Corriere:
“Caro Direttore,
certo non è difficile immaginare il grande disagio del padre di Eluana e il dolore che, giorno dopo giorno, ha potuto devastare il suo cuore nel vedere una figlia in quello stato. Dopo sette anni di dure battaglie per liberarla dalla morte, rassegnato all’impotenza, soprattutto da parte della scienza, la disperazione lo porta a iniziare una nuova battaglia, ma stavolta non contro la morte. Contro la vita. Quella vita che senza alcuna pietà tiene imprigionata la sua amata Eluana da 16 anni. Quella vita che non vuole cessare, ma che poco per volta fa morire di dolore chi gli sta intorno. Ed è proprio questo dolore così grande, troppo grande, che spinge il padre di Eluana a combattere perché qualcuno lo aiuti a liberare la figlia. Quella figlia che in un lontano giorno gli strappò una promessa: quella di interrompere ogni trattamento di sostegno, nel caso si fosse trovata nella situazione in cui, purtroppo ancora oggi, giace dopo 16 anni.
Una battaglia quella di Beppino Englaro che racchiude una contraddizione spaventosa, ma al tempo stesso, forse, il più grande gesto d’amore che un padre possa fare per una figlia. È chiaro che, per quanto mi riguarda, essendo un credente, nel senso che do per scontato che il nostro, qui sulla terra, nel bene e nel male, non sia che un misero microscopico passaggio in confronto a quella che sarà la vera Vita! Quella vita che Dio ci ha preservato nell’eterna Bellezza. E se poi penso alle parole di Gesù quando disse che «l’uomo non è padrone neanche di uno solo dei capelli che porta in testa», non posso che essere d’accordo con chi la difende, la vita.
Ammiro quindi Giuliano Ferrara per le sue battaglie a favore della vita e spero, pur comprendendo il suo stato d’animo, signor Englaro, che le bottiglie d’acqua in piazza del Duomo aumentino. Aumentino per far aumentare il dubbio. Il dubbio in coloro che credono di non avere dubbi e quindi di scartare a priori la possibilità di un’altra vita oltre quella terrena. Una vita diversa dove non ci sono bugie e incidenti ma solo gioco e Amore. Quell’amore che la sua amata figlia non ha fatto in tempo a conoscere. E qui, solo per un attimo, vorrei mettermi nei panni di chi non crede ed è amareggiato per la triste sorte di una figlia. Così mi chiedo se qualche volta, specie in casi come questi, a uno che non crede possa venire il dubbio, che magari potrebbe esserci davvero un qualcosa che va oltre l’aridità di questo attimo fuggente trascorso sulla terra. E allora, come padre, mi domando: forse Eluana vuol dirmi di non prendere in considerazione ciò che mi chiese in un momento di spensierata giovinezza?... Forse nei luoghi dove si trova ora non soffre e magari già intravede le meraviglie del cielo?... E se, contrariamente all’apparenza, si trovasse invece in uno stato di grande serenità, in attesa del trionfale ingresso nella vita celeste? O forse, chissà, di un ritorno a questa, di vita?... E poi ancora, la cosa che più di tutti mi domanderei: e se fossi proprio io a rattristare il suo animo, per il gesto che suo padre sta per compiere?... Certo mi rendo conto che è facile parlare per chi è al di fuori della tragedia, e io mi scuso per questo, signor Englaro. Ma la mia vuole essere in qualche modo una parola di aiuto, per chi si trovasse nella sua situazione. A volte i miracoli succedono proprio quando meno te l’aspetti. Forse Eluana ha bisogno della conversione di suo padre per far sì che la sua dipartita da questo mondo avvenga in modo spontaneo e senza alcuna interruzione. O addirittura che si svegli. Si dice che la fede è un dono. Perché solo attraverso la fede succedono le cose più grandiose, e io dirò una preghiera per lei.”
Adriano Celentano
martedì 15 luglio 2008
Decreto sicurezza: sicurezza?
La Camera ha votato la fiducia al decreto sicurezza. Due veloci considerazioni:
1) Per la prima volta in Italia viene introdotta per legge una discriminazione, una pena diversa a seconda non di quello che fai ma di quello che sei: chi è clandestino subirà un aumento di un terzo della pena, solo perché appunto è clandestino. Fortunatamente è stata invece tolta l’ancor peggiore proposta di istituire il reato di ingresso clandestino in Italia (senza neanche ancor aver fatto niente, eri già colpevole!), una misura scandalosa e tra l’altro inutile: immaginiamo un clandestino che viene fermato, senza documenti, se dichiara di essere entrato in Italia l’anno scorso, la norma non è retroattiva, e lui è salvo.
2) Da una parte si annuncia di voler dare più sicurezza, ma contemporaneamente in questo decreto ci sono grandi tagli alle forze di polizia: coerente, no?
Il caso Del Turco e la giustizia in Italia
È di ieri la notizia che, in seguito ad un’inchiesta sulla sanità regionale in Abruzzo, è stato arrestato il presidente della regione stessa (che tutti i giornali chiamano impropriamente governatore), Ottaviano Del Turco (del Pd), insieme ad altri assessori e funzionari vari. Le accuse sono: associazione a delinquere, concussione, e corruzione.
Ma non è a proposito delle accuse che voglio parlare, dal momento che tra l’altro non sono a conoscenza di tutti gli atti e che sarebbe comunque quantomeno inopportuno giudicare adesso, ma piuttosto volevo soffermarmi un attimo su due reazioni nel mondo politico completamente opposte:
1) Berlusconi, senza, come tutti, conoscere gli atti, ma presumibilmente mosso da una certa solidarietà, si è subito lanciato in accuse pesanti: “Mi sembra una cosa molto strana. Molto spesso questi teoremi accusatori non sono confermati.(…) La vicenda di Del Turco non mi convince perché è stato decapitato completamente -una vera e propria retata- il governo di una Regione. Mi hanno spiegato anche il teorema accusatorio e sapendo come si muove l’accusa in Italia... mah! Non mi interessa che si tratti di una giunta di sinistra. Io pongo le questioni senza guardare se colpiscono questo o quell’altro...”. In poche parole: non importa di che parte siano i politici, i magistrati non possono accusarli di niente. Scusate, ma devo essermi perso qualcosa: ma i magistrati non erano tutti comunisti e continuavano ad indagare solo su Berlusconi? Oppure hanno trovato un po’ di tempo, tra un processo a Berlusconi e un altro, per indagare anche su Del Turco? O forse ancora hanno fatto apposta, una bella indagine su uno del centrosinistra, così per far vedere che non sono politicizzati, no?
2) Di Pietro, invece, ha avuto la reazione completamente contraria: “È tornata Tangentopoli”.
In sintesi: per Berlusconi innocenza a prescindere, per Di Pietro invece colpevolezza a prescindere.
Due risposte veloci:
- a Berlusconi: bisogna avere fiducia nella magistratura, non continuare a gettare discredito su di essa, delegittimandola e gettando così fango sull’Italia intera;
- a Di Pietro: per qualsiasi imputato vale la presunzione di innocenza, fino all’ultimo grado di giustizia; poi, se sarà verificata la colpevolezza, si trarranno le giuste conclusioni; ma per adesso niente giudizi affrettati e niente gogna mediatica.
sabato 12 luglio 2008
Prima sono venuti...
Prima sono venuti a prendere i comunisti,
ed io non ho alzato la voce perché non ero un comunista.
Poi sono venuti a prendere i sindacalisti,
ed io non ho alzato la voce perché non ero un sindacalista.
Poi sono venuti a prendere gli ebrei,
ed io non ho alzato la voce perché non ero un ebreo.
Poi sono venuti a prendere i cattolici,
ed io non ho alzato la voce perché non ero un cattolico.
Poi sono venuti a prendere me,
ma non era rimasto nessuno per alzare la voce in mia difesa.
Inizio il blog con una poesia di Martin Niemöller (1892-1984), spesso attribuita erroneamente a Bertolt Brecht; di questa poesia esistono varie versioni, nelle quali generalmente cambia qualcuno dei gruppi citati, e non è neanche ben chiaro quale sia la versione originale. Ciò non altera comunque il significato generale della poesia. Significato che oggi, in Italia, suona spiacevolmente attuale.
L’11 agosto 1938 una circolare alle prefetture disponeva una “esatta rilevazione” di tutti gli ebrei residenti in Italia: iniziava così la vergognosa stagione delle leggi razziali italiane.
Oggi sono passati esattamente 70 anni e succede che venga approvata una legge spaventosamente simile, con la quale un intero popolo, tutti gli zingari presenti in Italia, bambini compresi, viene sottoposto ad un censimento, ad una schedatura: tutti in fila, etnia: “Rom di Serbia”, religione: “ortodossa”, impronta digitale, e via il prossimo..
E anche oggi questa legge, come 70 anni fa, viene presentata non come una misura persecutoria, ma al contrario, beffardamente, come un provvedimento in favore degli stessi schedati: “è nel loro interesse”, “lo facciamo per il loro bene”.
E invece, sempre come 70 anni fa, non è così. Se si decide che veramente è utile per la sicurezza raccogliere le impronte digitali, allora le si raccolgano a tutti gli italiani; se si vuole veramente aiutare i bambini rom allora si può fare una cosa semplicissima: li si manda a scuola, magari spendendo soldi perché ogni mattina un pulmino passi davanti al campo nomadi a raccogliere i bambini.
Purtroppo però non si sta facendo niente di tutto questo e gli italiani sono nuovamente ingannati da una misura populista e demagogica.
Nuovo!
Benvenuti a tutti e non dimenticate di commentare e di segnalare il mio blog su Technorati (ci sono i pulsanti apposta)!