Putin (cioè la Russia) può fare la voce grossa come e quanto vuole perchè tanto, se qualcuno protesta, lui taglia il gas (e in particolare noi Italiani senza il gas russo saremmo messi male). Non è forse questo un ottimo incentivo per diventare indipendenti (o perlomeno, un po' meno dipendenti) dal punto di vista energetico, puntando, per esempio, sul fotovoltaico?
In un colpo solo otterremmo ben due effetti positivi: sicurezza dalle minacce russe e riduzione dell'inquinamento e quindi dell'effetto serra: mica male, no?
7 commenti:
Ti parlo da sostenitore del nucleare, ma non a guisa di Scajola, che probabilmente non sa neanche cosa sia un atomo. Sono un fisico teorico e di atomi un po' me ne intendo.
La tua osservazione sul fotovoltaico sarebbe utile se e solo se fosse un di cui, non il fulcro del nostro piano energetico.
Il punto è uno solo: supponi di dover fornire al tuo stato X MegaWatt di energia ogni anno. Puoi agire in due modi: 1) riduci i consumi se non riesci a fornire quella quantità 2) crei strutture interne od esterne alla tua nazione per ricevere tutta quell'energia.
Il punto 1) pochi lo trattano, ma sarebbe da fare. Non si tratta di anti-sviluppo, come raccontano i detrattori, sola e pura resa efficiente dei nostri consumi. Se però pensi che la P.A. italiana la vogliono tagliare senza renderla prima efficiente, allora comprendiamo bene chi sono questi polli che ci governano.
Il punto 2) è dunque il più delicato. Le fonti riciclabili, fotovoltaico, eolico, idroelettrico, biomasse, sono tutti legittimi ma hanno almeno due controindicazioni
a) al momento il rapporto erogazione-energia/prezzo è troppo svantaggioso. Potrai dire, data la legge di mercato, aumentiamo la domanda e diminuisce il costo dell'offerta. Già, ma chi da il via a tutto ciò? Quanto tempo bisogna aspettare per arrivare al pareggio con le fonti fossili?
b) a parità di estensione spaziale per il dato sito, le rinnovabili producono meno del nucleare.
Tu mi dirai, cazzarola, ma io una centrale nucleare sotto il culo non la voglio. Se vuoi te la costruisci a casa tua così sei contento. Discorso che regge fino ad un certo punto. Io vivo a pochi chilometri dalle centrali nucleari francesi. Scoppiano, ed io rimango colpito anche se non sono mie. Costruire una barriera che mi protegga penso sia un tantino inutile.
Le fonti energetiche attuali inquinano a prescindere dal nucleare. L'aria irrespirabile delle città non è dovuta a Cernobyl, ma alla nostra bella macchinina che brucia olio puzzolente oppure a causa degli impianti di aria condizionata delle industrie, per fare qualche esempio. Questione scorie radioattive: gli studi in questione sono spesso contradditori e non si capisce realmente dove stia la verità. Io mi tengo sul vago e dico nel mezzo. 50% di possibilità di beccarci in ogni caso.
Io direi che la questione energetica italiana si possa risolvere se e solo se si attuano le seguenti contromisure
1) piano breve-periodo
2) piano medio-periodo
3) piano lungo-periodo
Non sto ad indicarti i dettagli per ognuno, ma l'energia fotovoltaica io la inserisco solo nel 1), non negli altri.
Il nucleare nel 2) e nel 3).
Sarei favorevole alle energie alternative come sostentamento per gli utlizzi privati, che incidono infinitesimamente sulle richieste energetiche di un paese. Costruire abitazioni a basso impatto energetico, dotate di pannelli solari e pale eoliche nelle zone in cui abbia senso farlo.
Nucleare per gli impianti industriali, i veri magna magna.
Così come il risparmio idrico: i privati incidono poco, sono agricoltura ed industrie tessili e metallurgiche che ciucciano. Ma anche i privati devono inziare a comprendere l'importanza del non-abuso delle sostanze che Gaia ci offre a gratis.
Io non sono favorevole al nucleare, mentre al contrario mi intriga molto il fotovoltaico. Ti dirò che non sono esperto dell'argomento, anche se ho letto qualche articolo qua e là.
Sicuramente il punto 1) è importante, ma ovviamente la discussione si focalizza sul punto 2).
Da quello che ho capito, per rendere una casa media completamente autosufficiente dal punto di vista dell'energia elettrica bastano 16 m2 di pannelli fotovoltaici, quindi si potrebbero tranquillamente mettere su tutte le case. Di sicuro ci sarebbe da fare un investimento iniziale, ma nel giro di qualche anno torneresti in pari e poi inizieresti a guadagnare. Questo per quando riguarda i privati.
Le industrie, come dici tu, sono quelli che incidono maggiormente sul consumo energetico (quanto? 80% a 20% può essere?) nazionale, ma questo non vuol dire che non si possa usare il fotovoltaico anche per loro: secondo quanto dice Wikipedia
per coprire tutto il fabbisogno nazionale (privati e industrie) sarebbero necessari 1861 km2, una frazione bassa della superfice a disposizione in Italia.
Del nucleare ovviamente mi spaventano le scorie e le possibilità d'incidente; per il resto, è senza dubbio che per il nucleare serva meno spazio, però c'è anche la manutenzione in più che invece nel fotovoltaico è praticamente nulla.
Comunque, al di là dei pareri sull'una o sull'altra fonte d'energia, è già qualcosa che si inizi a parlare di energia pulita al posto che bollare come catastrofista chi lancia avvertimenti sui cambiamenti climatici (Gustav in questi giorni ne è esempio: uragani così prima capitavano ogni cent'anni, ora quasi ogni anno).
Parlare è spesso meglio che tacere. Capita però ogni tanto che parlare crea più danni che altro.
Abbiamo da una parte Scajola e dall'altra i verdi di Scanio.
Ora io mi chiedo: perchè in questo paese per parlare di argomenti dannatamenti seri, scegliamo uno che diede del rompicoglioni a Marco Biagi ed uno che non ha mai aperto un libro di biologia in vita sua?
'ndo cavolo stanni gli scienziati in questa nazione?
E hai dimenticato chi c'è all'Ambiente: la Prestigiacomo!
Ciao Tommy!
un po' in ritardo con i commenti a questo blog, ma dopo una bella vacanza arrivo anch'io, con un tema "caldo" come l'energia.
Condivido pienamente l'osservazione sul risparmio, inteso come taglio agli sprechi.
Per quello che ne so, non sono invece molto convinta che un investimento massiccio sul solare sarebbe risolutivo. Costi economici (ingenti) a parte, anche i costi ambientali di una scelta del genere non sarebbero indifferenti: non si produce anidride carbonica, ma la produzione e lo smaltimento (dopo una trentina d'anni di attività) dei pannelli richiedono lavorazione e smaltimento di metalli pesanti.
Il nucleare al momento è l'unica sorgente che sembra poter offrire energia in quantità su giusta scala. Se gli incidenti non mi preoccupano molto, (avendo letto qualcosa sulle misure di sicurezza nelle centrali mi preoccupa di più un normale incidente in un impianto chimico), resta però il problema delle scorie, al momento senza soluzione definitiva.
Personalmente credo che nessuna fonte rinnovabile sia al momento, da sola (idroelettrico a parte, ma già saturo) in grado di sostenere il fabbisogno di un paese che non sia l'islanda; e che si debba puntare un po' in tutte le direzioni possibili, appoggiandosi anche al nucleare in attesa di possibilità migliori.
Ciao Silvia! Benvenuta!
Sicuramente resta il problema delle scorie che, appunto, al momento è ancora insoluto.
E probabilmente hai ragione, una sola fonte non è sufficiente, bisogna senza dubbio investire su più fronti. L'importante è non stare fermi.
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